considerando che uno degli ultimi post parla di entrecote, effettivamente il titolo di questo stona un po’ o perlomeno fa riflettere sullo stato della mia salute mentale.
qualche sera fa, scorrendo la bacheca di facebook, mi sono imbattuta in un video fatto da un ex compagno di scuola nel quale picchiava una povera aragosta viva in testa con un mestolo di legno e mentre lei dimenava le chele per ripararsi lui rideva come solo un vero cretino sa fare. didascalia: zia, mi sa che tra poco ti fai un bagno bollente. ho sentito salire dal profondo degli istinti omicidi che ho rimandato giù con non poca fatica anche se desidero ancora adesso che quel bagno bollente se lo faccia lui, ma invece forse alla fine mi toccherà pure ringraziarlo. non mangio aragosta in realtà da molto tempo, così come con il fois gras e con i cuccioli di qualsiasi animale ad esempio, ma grazie a quel video la sola idea di assaggiarla mi nausea a dismisura. quindi grazie, enorme coglione, hai salvato qualche aragosta nel mondo.
ho sempre mangiato carne e pesce con grandissimo gusto per tutta la mia vita, all’inizio molto più pesce che carne in realtà ma a un certo punto mi sono irrimediabilmente resa conto di quante gioie potesse regalare una fiorentina.
succede però che non riesco più a mangiare animali senza sentirmi vergognosamente in colpa.
vergognosamente perché si, un po’ me ne vergogno, sono cresciuta in mezzo a persone onnivore che poste davanti al dubbio rispondono sicure e categoriche “è il cerchio della vita” e sembra tutto così giusto, normale, semplice e naturale mentre io invece sto qui a farmi una marea di paranoie che nemmeno voglio, ovvero arrivano da sole.
un giorno mangiavo felice gamberi di mazara del vallo e costine, il giorno dopo panico.
un altro motivo per cui mi vergogno parecchio è per l’ipocrisia con cui questi sensi di colpa fanno capolino: se mangio una scatoletta di tonno oppure dei petali di bresaola di tacchino oppure una cesar salad con i suoi pezzettoni di pollo dentro mica mi vengono. arrivano quatti quatti quando mi ritrovo a dover sgusciare, tagliare, infilzare, rosolare, quando insomma mi ritrovo ad avere un rapporto di più o meno vicinanza con la povera bestia.
tornando al cerchio della vita, non sono più così sicura che ne esista uno per noi esseri umani. ciò che abbiamo in più rispetto agli altri animali è il nostro cervello ma utilizzarlo a volte risulta così difficile che forse sarebbe meglio non averne uno.
il leone non è che si faccia tutte ste pippe mentali, fa colazione con la gazzella e via.
ma io posso scegliere, non sono un leone e perché fare una scelta vegetariana sarebbe sbagliato? mi sfugge quale sia l’errore.
perdipiù sono cresciuta in una famiglia piena di gatti, ho passato l’adolescenza a portare fuori e ad adorare la cagnolina della mia nonna e tutt’oggi convivo oltre che con lui anche con i nostri due mici: olivia e leopoldo.
eppure, e ora mi farò odiare, non riesco proprio a capire perché sia naturale e tollerato mangiare mucche, vitelli, maiali, conigli, lepri, caprioli, cinghiali e chi più ne ha più ne metta ma cani e gatti no. anche a me fa impressione, è difficile amare un animale e accettare che qualcuno mangi un suo simile ma questa distinzione mi sembra ancora più ipocrita dei miei sensi di colpa immuni alle scatolette di tonno.
vedere quel video ha fatto ritornare a galla tutte queste meravigliose paranoie, tutte domande alle quali io non sono ancora in grado di rispondere, quindi ho preso una decisione molto profonda e molto ragionata: ho googlato “come capire se sono vegetariana”.
ciò che ne è uscito è una sfilza di siti con definizioni su cosa sia il vegetarianesimo (c’è davvero bisogno di definirlo?), in cosa consista la dieta vegana (ecco qui si, che la confusione è tanta) e come diventare vegetariani in 3 semplici passi (1, 2, 3… vegetariana!).
mi sono imbattuta poi in un articolo che spiegava molto filosoficamente che anche le piante soffrono.
quindi di cosa mi dovrei cibare? aria e acqua? o anche l’acqua prova dei sentimenti?
AIUTO.
Io non mangio nulla che derivi da uccisione di animali e implica la presenza di sangue. Non mangio carne e pesce da quasi 20 anni. E non provoco sofferenza visibile a nessun essere vivente. Le piante non mi guardano tristi anzi