se c’è una cosa che ci piace regalare, questa cosa sono i viaggi. non che non ci piaccia riceverne, anzi.
lo scorso natale abbiamo scelto di regalare a noi e ai miei genitori un fine settimana in un relais immerso nella campagna parmense, approfittandone per esplorare una zona abbastanza sconosciuta fino ad ora, nonostante la sua vicinanza con milano, e fondamentalmente per bere e magnare come se un domani non ci fosse.
sabato mattina siamo quindi partiti alla volta di corte finzi, meraviglioso room&breakfast a sala baganza e quando affermo meraviglioso non intendo nulla di meno, ma saranno le foto a parlare per me.
su segnalazione di amici che vanno in zona spesso, per prima cosa siamo andati a fare letteralmente la spesa a felino, da chiari, e siamo rapidamente passati dal prendo solo un kg di parmigiano 24 mesi a ma oltre a quello di 36 e a quello di 50 che facciamo non lo prendiamo un felino intero e qualche decina di etti di prosciutto crudo e di culaccia e di spalla cotta?
il tutto domandandoci plurime volte come possano reagire in zona le famiglie ad un figlio che si proclama vegano. immaginandoci che altro che omosessualità, son questi i drammi dei dintorni.
dopo aver mangiato per pranzo dei leggerissimi tortelli di patate al tartufo abbiamo saggiamente scelto di camminare un po’, che magari giusto magari ci avrebbe potuto far del bene. siamo quindi finiti, quasi per caso, a visitare il castello di torrechiara: splendidamente chiaro all’esterno, magnificamente affrescato all’interno.
di ritorno verso il relais, ancora visibilmente appesantiti, abbiamo optato per fare quattro passi verso la rocca sanvitale di sala baganza e di spingerci poi verso busseto, in vista della cena della sera. busseto, come sarà probabilmente ben noto ai più, è la patria di verdi ma anche se arrivaste in città senza saperlo ci vorrebbe ben poco: il suo faccione è riprodotto un po’ ovunque, la piazza principale si chiama come lui e nel caso non bastasse ospita anche un busto in suo onore.
abbiamo cenato alla trattoria campanini, storica conduzione familiare della zona situata proprio davanti alla casa canonica in cui l’eroe del luogo ha appreso le sue prime note musicali. e abbiamo commesso un grandissimo errore. spinti dalla fame e dalle allettanti proposte del menu, abbiamo scelto di ordinare un tris di primi, senza sapere cosa ci aspettasse. pensavamo infatti si trattasse di un piatto con tre assaggini dei tre primi scelti e invece no, invece erano proprio tre primi interi. la fatica. ma la bontà! commovente.
la domenica mattina, dopo un lento risveglio a base di torte fatte in casa e sedie colorate, siamo andati – su segnalazione dei proprietari di corte finzi – a visitare il caseificio araldi, presso il quale abbiamo imparato come viene prodotto il parmigiano reggiano e già che c’eravamo ne abbiamo comprati altri dieci kg perchè non si sa mai, magari arriva la guerra. il proprietario del caseificio è un signore che dimostra almeno vent’anni meno dei suoi ottanta e fa quel mestiere da sessantacinque anni domeniche incluse. l’unica cosa di cui si è lamentato è stato del fatto che più nessuno vuol fare quel mestiere lì. dicendolo, affondava le sue mani vissute nell’acqua salata delle vasche, le stesse vasche dalle quali ogni giorno tira fuori forme di parmigiano reggiano da 50kg. a ottant’anni.
nella tarda mattina siamo infine arrivati a parma, che abbiamo pigramente girato a piedi passando dal palazzo della pilota al teatro regio fino a poi pranzare all’angiol d’or, proprio di fianco al duomo e al battistero, con il suo marmo rosa così delicato.
anolini in brodo di cappone e il fine settimana fuori porta si è concluso proprio degnamente.
indirizzi utili:
relais corte finzi
chiari pietro
trattoria campanini
caseificio araldi
ristorante angiol d’or