succede che da quando sono andata a convivere, oramai ohmioddio quasi tre anni fa, non ho più una scrivania.
quando vivevo con i miei genitori l’avevo nella mia camera ma non la utilizzavo praticamente mai, preferendo il tavolo della cucina o quello della sala per studiare.
se invece dovevo usare il pc mi mettevo direttamente sul letto. fra l’altro, quando ancora non avevo la connessione wifi, ho rischiato di uccidere mia madre, mio padre e la gatta un giorno si e uno no dato che il cavo del router attraversava tutta la stanza a mezz’aria, dalla scrivania al letto di fronte. erano decisamente altri tempi.
delle poche volte che mi sono messa alla scrivania ricordo l’incredibile comodità della poltrona bianca con le rotelle, per i primi dieci minuti. poi non sapevo davvero dove mettermi le gambe (tutt’oggi bon ton vieni a me quando sono a casa ceno con le gambe appoggiate a uno sgabello: ho dei problemi di gestione del mio corpo forse?) quindi mi trasferivo sul letto e chi s’era visto s’era visto.
ricordo anche che amavo stare al buio, con solo la lampada da tavolo illuminata vicino al pc, ai libri e alla tazza con le penne.
ecco, la tazza con le penne oggi sarebbe un bicchiere con le penne, di quelli broccati trasparenti.
sulla mia scrivania c’era il mondo intero. si poteva tranquillamente spaziare dal libro di relazioni pubbliche alla smemoranda del liceo alta due metri e mezzo passando per svariate confezioni di pennarelli, bicchieri di carta di starbucks recuperati dio solo sa dove, cd sparsi qua e là con nomi tipo summer 2005 forever, pezzi di vestiario a caso, spille da balia abbandonate dall’età di 15 anni, almeno una borsa, fogli su fogli su fogli che io non lo so mica che cosa ci facevo con tutti quei fogli e l’immancabile angolo delle candele impolverate.
avere una scrivania adesso ovviamente mi manca, perché non ce l’ho più perché quando scrivo non so bene dove sbattermi in giro per la casa. in questo momento ad esempio sto scrivendo con le gambe penzoloni dalla penisola del divano. spesso scrivo seduta al tavolo della cucina, oppure dal letto ma mi è anche capitato di scrivere dall’ascensore o dalla metropolitana.
il bello è che la avremmo una stanza in più, abbiamo anche provato a chiamarla lo studio quando ci siamo trasferiti in questa casa ma per tutti quella ormai è la camera dei gatti perché ci abbiamo messo le loro cucce, ciotole, tiragraffi, giochini insomma le loro cose. c’è la scrivania ma ho dovuto far sparire la sedia perché di notte la ribaltavano e se facevano così con la sedia non oso immaginare col bicchiere trasparente broccato piena di matite tipo queste:
insomma, a suon di spostamenti di mobili, litigi con gli animali di casa, cernita di scarpe, riduzione di specchi e chissà cos’altro è cominciata la mia battaglia per la riconquista della scrivania.
prima o poi ce la farò.
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