il terzo giorno della nostra gita in terra belga era la domenica di pasqua e, accantonando il mio scetticismo religioso, ci siamo diretti verso l’abbaye de orval a sentire la santa messa. è veramente un’esperienza da fare, a prescindere dal credo religioso, anche solo per la diversità del rito rispetto a quello a cui siamo abituati in italia. per fare un piccolo esempio: la messa è cantata, ma interamente dai frati, che hanno delle voci che altro che x-factor, mentre i fedeli rimangono semplici spettatori.
finita la messa abbiamo curiosato qua e là per l’abbazia, davvero meravigliosa, piena di chiostri, resti medioevali e glicini fioriti.
non è stata da meno la brasserie poco fuori dall’abbazia, nella quale abbiamo fatto il nostro personale pranzo di pasqua a base di insalate di patate e prosciutto affumicato, crocchette al formaggio (prodotto anche qui dai frati), polpette e quiche.
sulla strada per raggiungere frahan-sur-semois, piccolo paese dal tipico ponte che porta nel nulla e sovrasta un torrente ripieno di alghe fosforescenti, ci siamo fermati a rochehaut, da cui si vede una vista meravigliosa su tutta la valle.
la giornata è terminata nel castello dentro al quale abbiamo deciso di passare la notte, con un incredibile salone tappezzato da quadri di modigliani, candelabri in ogni dove, un camino funzionante davanti al quale abbiamo bevuto una chimay, un tavolo da venti e un pianoforte con spartiti annessi.
gli ospiti del castello hanno perdipiù il privilegio dell’accesso al parco circostante, dentro al quale vivono pavoni, oche, buffe papere, un piccolo marsupiale, daini, cervi, cerbiatti ma soprattutto lama, con cui il fidanzato ha avuto una piccola diatriba, finita con un bello sputo ovviamente. prima di dormire, non poteva mancare una visita ad una brasserie poco distante per una bella cena a base di carne innaffiata dalla loro autoprodotta birra.
il quarto e ultimo giorno siamo andati a chimay, prima in paese, nel cui centro si teneva il mercato di pasquetta (e io mi sono portata a casa delle profumatissime saponette di latte d’asina) e poi a vedere il castello e a pranzare alla brasserie, e anche qui altre tre birre da degustare.
abbiamo fatto una bella passeggiata nel parco dell’abbaye notre-dame de scourmont e poi ci siamo recati nell’ultima meta della vacanza, l’abbaye d’aulne, di fianco alla quale c’è una taverna raggiungibile solo attraverso un boschetto e nella quale si possono assaggiare svariate birre della zona, fra cui la blanche de charleroi, città nella quale ci siamo recati poco dopo per prendere l’aereo che ci avrebbe riportato in neanche un’ora e mezza a milano.
il belgio è un paese sottovalutato perché non ti aspetti tutto quel verde così brillante e così poco contaminato, tutte quelle tipologie di mucche nei prati ai bordi delle strade e quei campi di fiori gialli (non ho ancora scoperto cosa siano) a perdita d’occhio. non ti aspetti neanche così tanta cordialità, nonostante la lingua inglese sia pressoché sconosciuta, non ti aspetti la quiete, il silenzio, la pace, la poca gente in giro ma così tanta poi a brindare nelle brasserie.
e poi: formaggi ottimi, pane fatto in casa (anzi, in abbazia), luoghi così suggestivi nei quali passare la notte ma, soprattutto, birra a fiumi.
come si può non amarlo?
i miei indirizzi utili:
abbaye de orval: un meraviglioso complesso, una messa da sperimentare
hotel chateau de tromcourt: dormire in un castello ma non solo, immergetevi nel suo parco e date da mangiare alle tante specie presenti
brasserie des fagnes: fra le loro autoprodotte birre provate la scotch, sublime
chimay: un giro in paese e via a degustare le quattro tipologie di birra
abbaye de scourmont: un bellissimo e curatissimo giardino per una passeggiata in pace
abbaye d’aulne: visitate le antiche rovine medievali conservate benissimo